Il panorama delle riviste di scienze giuridiche non è certo manchevole di pregevoli apporti italiani e stranieri. Tuttavia, abbiamo voluto aggiungere una nuova voce a quelle già presenti, perché sentiamo il dovere di contribuire al proficuo dibattito dottrinale oggi in atto, consapevoli che la scienza non progredisce, se non nel confronto, serrato e magari anche aspro, delle idee. Il nostro solido ancoraggio ideale è costituito dalla ratio di garanzia della libertà individuale, poiché ravvisiamo nella legge penale un freno al potenziale arbitrio del sovrano, piuttosto che un “comando” rivolto ai sudditi. Non a caso, quindi, inauguriamo questa rivista di Studi penalistici con un saggio riguardante il bene giuridico dell’ordine pubblico. L’argomento si presta meglio di qualsiasi altro a evidenziare il travaglio della dottrina, sospesa tra il passato e il presente, tra la ragion di Stato e l’esigenza di garanzia della persona. La continuità storica della legislazione a tutela dell’ordine pubblico ne lascia chiaramente intendere la “necessità” politica; al contempo non sfuggono tutte le insidie della tutela anticipata di un bene, comunque lo si veda, sfuggente e poco “afferrabile”. La nostra rivista non poteva sottrarsi a questo difficile cimento, proprio perché riteniamo che i due corni del dilemma non debbano essere “polarizzati” in maniera semplicistica: l’esigenza di garanzia della libertà dei cives, che possiamo definire la ratio ispiratrice e la “ragione sociale” di “Nullum crimen”, non ci fa dimenticare di certo che la legislazione penale è comunque chiamata ad apprestare un’efficace difesa dei beni giuridici, sia individuali sia superindividuali.
Il Direttore
Alì Abukar Hayo